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Salute e Benessere

Gli alimenti e la Sindrome Metabolica

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Gli alimenti e la Sindrome Metabolica

Tempo di lettura: 5 minuti

Tutti noi sappiamo cosa sono gli alimenti, sono il nostro sostentamento, senza il quale non sarebbe possibile la vita. In molti però non conoscono la composizione degli alimenti e la loro capacità di interferire in negativo o in positivo con la nostra salute.

Gli alimenti giocano un ruolo chiave nello sviluppo e nella progressione della Sindrome Metabolica.

Tale Sindrome è stata ampiamente studiata e variamente definita, e la definizione più accreditata è quella redatta dall’International Diabetes Federation (IDF).

La definizione dell’IDF ha come fulcro l’obesità centrale, definita in base alla circonferenza vita, i cui limiti di normalità sono stati stabiliti in maniera diversa a seconda dell’etnia (≥94 cm nei maschi e 80 cm nelle femmine, per quanto riguarda gli europei). Ad essa va aggiunta la presenza di almeno due tra le seguenti condizioni:

  • ipertrigliceridemia (>150 mg/dl o 1.70 mmol/L) o trattamento specifico;
  • basso HDL-colesterolo (< 40 mg/dl o 1.03 mmol/L nell’uomo; < 50 mg/dl o 1.29 mmol/L nella donna) o trattamento farmacologico specifico;
  • ipertensione arteriosa (>130/85 mmHg) o trattamento farmacologico specifico;
  • IFG (alterata glicemia a digiuno) (> 100 mg/dl o 5.6 mmol/L) o diabete mellito di tipo 2 noto.

Uno degli aspetti, che più recentemente sta accogliendo il consenso della comunità scientifica nell’affrontare la Sindrome Metabolica è  lo studio dell’ influenza degli alimenti e delle abitudini alimentari sulla sindrome stessa.

Il fulcro della SM è l’obesità centrale che sempre più frequentemente è conseguenza di un errato stile di vita, dedito alla sedentarietà e all’eccessivo introito calorico.

 

Parallelamente all’obesità, si sviluppa un alterato metabolismo lipidico con induzione dell’aterogenicità (sviluppo dell’aterosclerosi).

Gli alimenti influenzano in modo significativo lo sviluppo e la progressione della SM, questo perché i meccanismi patogenetici che ne sono alla base sono fortemente dipendenti dall’ingestione dei nutrienti.

Un eccessivo consumo di carboidrati ad alto indice glicemico (la velocità con cui aumenta la glicemia in seguito all’assunzione di 50 grammi di carboidrati. La velocità si esprime in percentuali prendendo il glucosio come punto di riferimento (100%). Un indice glicemico pari a 50 indica che l’alimento preso in esame innalza la glicemia con una velocità che è la metà di quella del glucosio. Alimenti ad alto IG sono i dolci, lo zucchero, la marmellata) e di grassi è la via preferenziale per far sviluppare un obesita’ centrale, insieme alla scarsa attività fisica e ovviamente alla predisposizione genetica

 

Quindi come possiamo utilizzare gli alimenti per non incorrere, far regredire o rallentare la sindrome metabolica?

Studi scientifici recenti  hanno dimostrato che: la dieta mediterranea a basso carico glicemico diminuisce le lipoproteine aterogene e riduce la lipoproteina (a) e le LDL (colesterolo cattivo) nella popolazione con sindrome metabolica e hanno confermato il ruolo dell’introito lipidico nello stress ossidativo presente nella SM  e sulla disfunzione endoteliale (danno alla parete dei vasi sanguigni alla base dell’aterosclerosi). Quindi  i carboidrati ad alto indice glicemico così come i grassi trans sono da considerare dei nemici nell’affrontare la sindrome metabolica.
I primi poiché generano un picco insulinemico laddove esiste già una resistenza insulinica che ne non fa altro che perpetuare l’obesità addominale e viscerale, i secondi per l’aumento del rischio aterogeno e favorenti quindi il danno endoteliale. Invece il consumo di alimenti a basso indice glicemico si associa a valori più elevati di HDL (colesterolo buono) e a valori più bassi di trigliceridi e di PCR (proteina C reattiva).

Sapendo quindi, quali sono gli alimenti che contrastano la SM (carboidrati a basso e medio indice glicemico, fibre, grassi), è possibile combinarli in modo sinergico fra loro, modificandone la risposta glicemica come ad esempio, aumentando il contenuto in fibre che rallentano l’assorbimento del glucosio presente le cibo, limitando quindi l’ampiezza della risposta insulinemica.

 

Facciamo un esempio.
La tipica colazione Italiana con cappuccino e cornetto, è una colazione che favorisce l’obesità e lo sviluppo della SM, poiché è ricca di carboidrati ad alto indice glicemico, grassi di origine animale e povera in proteine. Una colazione di questo tipo fa alzare velocemente la glicemia per poi farla scendere rapidamente a causa di un eccessiva produzione di insulina (che è indispensabile per il metabolismo degli zuccheri ma che fa ingrassare), con conseguente spossatezza e fame precoce.

 

Una colazione con toast, prosciutto o uova  e un frutto è invece più bilanciata poichè contiene carboidrati a medio-basso indice glicemico, grassi e proteine (le ultime rallentano l’assorbimento dei carboidrati), e garantisce una riserva di energia più prolungata nel tempo.

 

Tale approccio è poi di fatto applicabile su larga scala, sulla popolazione, senza ripercussioni per la Sanità.
Altri elementi fondamentali nella dieta anti Sindrome Metabolica sono i grassi e gli oli di condimento.

 

Più che al contenuto totale di grassi nella dieta, oggi è importante guardare alla composizione lipidica, in particolare alla presenza di singoli e specifici acidi grassi.

Una dieta ricca in grassi saturi o insaturi a struttura trans (facilmente riconoscibili in quanto entrambi solidi a temperatura ambiente) aumenti la colesterolemia totale e LDL, quindi il rischio cardiovascolare e in particolare coronarico.

 

Un effetto opposto hanno invece gli acidi grassi insaturi presenti sia negli oli tipici della nostra cultura, come l’olio extravergine di oliva, sia negli oli di semi come il mais, la soia, il vinacciolo e il girasole.

Mentre i grassi saturi (presenti nel latte, derivati e in molte carni animali) tendono ad aumentare, seppure lievemente, la colesterolemia HDL ( il cosiddetto colesterolo “buono”), gli insaturi trans (contenuti soprattutto nelle margarine solide e in molti prodotti preconfezionati) tendono a ridurre questo parametro.

 

L’olio d’oliva contiene essenzialmente acidi grassi monoinsaturi (ne sono ricche anche le nocciole e le mandorle), il cui effetto sulla lipidemia è sostanzialmente neutro, mentre gli oli di semi, ricchi in acidi grassi polinsaturi come l’acido linoleico, svolgono un effetto più marcato nella riduzione della colesterolemia, soprattutto di quella LDL, ma meno favorevole sulla colesterolemia HDL. In genere tutti questi nutrienti, se introdotti in quantità eccessive, tendono a favorire lo sviluppo di sovrappeso e obesità, condizioni nelle quali la trigliceridemia è elevata.

Più favorevole è invece lo spettro degli effetti degli acidi grassi polinsaturi della serie omega-3, che sono presenti sia negli oli di pesce (sotto forma di acido alfa-linolenico, che l’organismo umano può convertire parzialmente in composti della stessa famiglia a più lunga catena) sia in alcuni vegetali.

 

Gli omega-3, il cui effetto è quello di ridurre l’aggregazione piastrinica, si sono dimostrati efficaci nel ridurre i livelli di trigliceridi, con un certo effetto antinfiammatorio e una non modesta  azione  antiaritmica.
Si deduce da tutto ciò che una delle vie preferenziali da intraprendere nella lotta alla Sindrome Metabolica, sia quella rappresentata da un approccio dietetico-alimentare che miri a modificare la risposta ormonale e pro aterogena che è tipica della Sindrome, con un regime di vita il più equilibrato possibile, evitando gli eccessi, gli abusi ed i cibi che invece ne aumentano la patogenicità.

 

Indubbiamente un corretto approccio alimentare non può essere da autodidatta; è evidente che  chi è diventato obeso a causa della cattiva gestione del cibo ed un eccesso di sedentarietà, non lo sarebbe diventato, pur vivendo in un luogo dove di cultura si utilizza la “dieta mediterranea”.

L’educazione alimentare va fatta da personale qualificato e specializzato sulla problematica. Un corretto stile di vita è un qualcosa che qualcuno ha per istinto e che altri invece  necessitano di apprendere tramite specifica formazione.

 

Per combattere la sedentarietà che contribuisce all’aggravamento della Sindrome Metabolica (un tempo chiamata Sindrome Mediterranea) è necessaria una specifica  metodologia di esercizi fisici, che  tengono conto della svogliatezza degli utenti spesso già obesi da grado medio a severo, con le relative problematiche tecniche e psicologiche che il medico e/o l’operatore del settore deve saper necessariamente affrontare.

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