- Ipertrigliceridemia (>150 mg/dl o 1.70 mmol/L);
- Basso HDL-colesterolo (< 40 mg/dl o 1.03 mmol/L nell’uomo; < 50 mg/dl o 1.29 mmol/L nella donna);
- Ipertensione arteriosa (>130/80 mmHg);
- Pre-diabete: glicemia a digiuno ≥ 100 e < 126 mg/dL (impaired fasting glucose, IFG) o glicemia 2 ore dopo OGTT (da eseguire in caso di precedente IFG) ≥ 140 e < 200 mg/dL, o HbA1c ≥ 5.7% e < 6.4% (è richiesta la conferma con un secondo campione di sangue).
Gli alimenti influenzano in modo significativo lo sviluppo e la progressione della sindrome metabolica, questo perché i meccanismi patogenetici che ne sono alla base sono fortemente dipendenti dall’ingestione dei nutrienti.
Il fulcro della sindrome metabolica è l’obesità. Parallelamente ad essa si sviluppa un alterato metabolismo lipidico con induzione dell’aterogenicità (sviluppo dell’aterosclerosi).
La dieta mediterranea a basso carico glicemico diminuisce le lipoproteine aterogene e riduce la lipoproteina (a) e le LDL (colesterolo cattivo) nella popolazione con sindrome metabolica.
Gli Omega-3 si sono dimostrati efficaci nel ridurre i livelli di trigliceridi, con un certo effetto antinfiammatorio e una non modesta azione antiaritmica.
Possiamo prevenire e coadiuvare questa situazione:
- Mantenendo od ottenendo un idoneo peso corporeo (alimentazione biotipizzata, attività fisica personalizzata);
- Controllando la glicemia e i livelli dei lipidi nel sangue (monitoraggio, alimentazione adeguata);
- Monitorando la pressione arteriosa.
La sindrome metabolica è associata a maggior rischio di malattie cardiovascolari come l’infarto del miocardio e l’ictus, al diabete mellito di tipo 2 e forse anche alle neoplasie.
La prevenzione è l’arma vincente! Una sana alimentazione biotipizzata, una costante attività fisica e uno stile di vita equilibrato apporteranno enormi benefici in caso di sindrome metabolica.
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