Il cibo è il portatore di un messaggio-informazione per le nostre cellule a cui comunica esattamente come comportarsi in positivo e in negativo.
Esistono alimenti che contrastano il normale funzionamento della tiroide, e alimenti che lo favoriscono e lo ottimizzano.
Non tenerne conto fa sì che il problema tiroide non venga affrontato totalmente.
La nostra alimentazione – ricca di alimenti raffinati, confezionati, zuccheri pro infiammatori, grassi idrogenati –, è carente di questi microelementi e nutrienti.
Lo iodio
La tiroide ha un deposito di ormoni tiroidei (3-4 mg) equivalente al fabbisogno di circa un mese e dispone anche di una riserva di Iodio (8 mg) in grado di sostenere la funzione tiroidea per due-tre mesi.
L’apporto cronico di basse quantità di ioduro (20-50 mcg/die) comporta un’alterata sintesi degli ormoni tiroidei e ridotte concentrazioni di T4 nella tiroide, nel sangue e nei tessuti.
Come risultato si stimola l’ipofisi a produrre più TSH che va a spronare ulteriormente la tiroide.
Se però l’apporto di Iodio rimane insufficiente, la funzione tiroidea può risultare alterata anche in presenza di valori di laboratorio apparentemente normali ma non ottimali.
È difficile stabilire il fabbisogno personale di Iodio.
Il suo dosaggio ematico non fornisce dati attendibili pertanto non è possibile stabilire un valore giornaliero uguale per tutti ma bisogna valutare caso per caso.
Sicuramente è importante consumare quotidianamente alimenti ricchi di Iodio e prediligere sale integrale, non raffinato e, in caso di ipotiroidismo da deficit di Iodio, il sale iodato, consumato crudo, ricordandosi però che può mandarci in eccesso di Sodio con aumento della ritenzione idrica e della pressione arteriosa. Attenzione invece allo Iodio in caso di ipertiroidismo.
Apporto consigliato di Iodio
Attualmente si consiglia un apporto giornaliero pari a 150 µg di Iodio (nell’adulto), ad esempio, contenuto in circa 200 g di pesce marino.
Per assicurare un normale sviluppo del bambino, le donne in gravidanza e in allattamento ne devono assumere quantitativi superiori, rispettivamente circa 220 µg/die e 290 µg/die.
Nell’Alga Kombu si ritrovano approssimativamente fino a 100.000 µg di Iodio su 100 grammi (quasi 1000 volte l’apporto consigliato), mentre in pesci particolarmente ricchi di Iodio, come il merluzzo o le sardine, le concentrazioni non superano mediamente i 250 µg/100 g.
Attenzione! Il consumo esagerato di alcuni integratori a base di alghe marine può rivelarsi pericoloso per la salute e provocare ipertiroidismo.
Vuoi saperne di più?
Vai a pagina 48 del libro La Dieta della Tiroide
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